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L'ultima lettera di Liberata Grecale

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    (Ambientato prima de "L'Ora della Fenice")

    A mio fratello, dovunque egli possa essere.
    Forse sto facendo la cosa più stupida del mondo, affidando i miei pensieri alla carta prima di andare.
    Ci ho provato a cercarti, Abramo, ho chiesto ai miei compagni di trovare tue notizie in questi ultimi mesi. Non so cosa li abbia ostacolati nel ritrovarti – Pietro e Azzurra hanno parlato di nonmorti, ovviamente, di un gatto sperduto, di un nobile alla ricerca del suo piccolo Ciro (sì, era il nome del gatto).
    Di come a un certo punto abbiano scoperto che uno dei loro uomini li stava pugnalando alle spalle.
    Di quando hanno iniziato a preoccuparsi per ME e hanno smesso completamente le ricerche.
    Beh… Pietro… il nostro comandante… sta iniziando a temere per la mia vita. Specie quando ha sentito della Gemma Rossa.
    Dopo che abbiamo ritrovato il traditore e lo abbiamo riconsegnato alla giustizia degli dei, Pietro ha asserito che io e Azzurra stiamo rischiando troppo la vita, andando alla ricerca delle piume entrambe, e affidandomi alla Gemma Rossa io.
    Beh, ormai è andata. Non capisco come e perché… ma è andata.
    Ci sono un sacco di cose che vorrei dirti, anche se il foglio è quello che è, e il carboncino nella mia mano si fa sempre più piccolo.
    Vedrò di farmi bastare lo spazio.
    Potrai sentire voci su di me, sull’Alleanza Oscura, sui furtivi.
    Potranno anche aver creduto che io fossi dei loro ma NON È COSÌ. Non lo sono mai stata, fin dal primo momento, fin da quando le nostre azioni ci sono costate l’espulsione dall’Istituzione.
    Ma d’altra parte mi conosci. La Gilda degli Esploratori? Potrà anche pagarmi adesso, ma non mi voglio certo scordare che la storia di Singhiozzo l’hanno fatta cominciare LORO quando mi hanno costretta a indebitarmi per entrare – e a consegnare la mia spada se non lo avessi fatto.
    Mastro Tilion? Beh, credi che non ricordo di quando si portò dietro due ragazzi miei amici – che non sono più tornati? Poi inizia anche a dire che Temistio era nostro alleato. TEMISTIO. Quello che ci ha quasi ammazzati con un’altra Contesa di Gilde alla Festa del Giglio. Non me la conta giusta, per niente.
    Volevo ritrovarti, riabilitare la mia posizione nell’Istituzione… introdurre Pietro, Azzurra e gli altri nell’Istituzione… erano pronti a farlo, sono validi combattenti ed esperti nello spostamento nei boschi.
    Non abbiamo neanche avuto l’occasione di salutarci, e non credo l’avremo.

    L’Alleanza Oscura potrebbe fare qualcosa che comprometterebbe tutti quanti, se quello che temo accada a Quet Rava accadrà, e non voglio trovarmi là e macchiarmi le mani di sangue.
    D’altra parte, Pietro teme che sarà il mio sangue a scorrere se mi rifiutassi di collaborare. Il mio, e quello di Azzurra che non c’entra niente.
    Lascio il Tacco. Lascio la Gilda. Lascio gli insegnamenti degli esploratori. Ce ne andiamo.
    Riprenderemo con il nostro lavoro, quello di cacciatori di taglie, ma con quello che ho imparato da te e da Lamberto. Forse, in un futuro lontano, sentirete parlare di altri Unicorni. Forse con un altro nome, in un altro luogo, ma con gli stessi precetti e lo stesso impegno.
    Un giorno forse ci rivedremo, forse in questa vita, forse nei cieli della Madre Sastria.
    Fino a quel giorno, fratello, salute e addio.

    Liberata Grecale
    Scudiero di Ser Pietro Scrollaroccia



    “Stai piangendo, puzzola?”
    Un uomo si avvicina a Liberata e le mette una mano sulla testa. È alto, ha le spalle larghe e ha i capelli scuri che formano angolature strane, presumibilmente per la pressione di un elmo.
    La ragazza si asciuga il volto con la manica della tunica, ripiega la lettera e la affida al vento.
    Sono al confine estremo Nord del Granducato, sette viaggiatori. Tra di loro ci sono Azzurra, un paio di guerrieri, un bardo, e un chierico.
    Forse il gesto di Liberata è senza senso, ma voleva dare il suo saluto a qualcuno, anche se quel qualcuno è la persona più improbabile che possa riceverlo.
    Scava poi una buca con le mani, tra le radici di un albero, e tira fuori i tre pugnali e la corda che le sono rimasti. Li mette nella buca e la copre.
    “Che arrugginiscano qui.” Sbuffa, poi prende la sua pergamena di Gilda e la strappa in pezzi sempre più piccoli, fino a che non sono grandi quanto una moneta, e sparge anche questi all’aria. “Addio anche a te, Tilion.”
    Fa un sorrisetto, poi raggiungono di nuovo la strada.
    Il viaggio è lungo, e non possono permettersi di perdere altro tempo.
    Dopo qualche passo, Pietro prende Liberata di peso, forse per cercare di farla ridere. Liberata si divincola e protesta, ma ha ripreso a sorridere.
    “Preparati, puzzola, perché non sarà facile!” Pietro la solleva in aria ancora un po’, poi le arruffa i capelli e la lascia per terra.
    “Beh… quando mai lo è stato? E poi non mi preoccupo. Sono con voi.” Liberata sorride.
    Non sarà facile, è vero. Ma non sarà mai davvero da sola.
     
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